INTERVENTO IN BOZZA

SEDUTA CONSIGLIO COMUNALE. 15.9.2005

 

Il Presidente dà la parola al consigliere Baruffi.

Il consigliere Baruffi così interviene:

“Vorrei iniziare ricordando che nel momento in cui noi parliamo della Fiera, della trasformazione di quello che è stato il recinto della Fiera a Milano, dobbiamo mettere questo in relazione ovviamente con il fatto che oggi la Fiera ha un'altra sede sull’area di Rho Pero ed è una sede che dal punto di vista istituzionale venne indicata per prima - ci tengo a ricordarlo qua oggi - dalla Giunta regionale rosa verde che era presieduta dalla Presidente Ghilardotti. Credo che quell’atto istituzionale che venne compiuto dalla rosa verde, ormai 10–15 anni fa, fu un atto di governo del territorio che vedeva mettere in atto delle sinergie tra i diversi enti locali dalla Regione al Comune di Milano, che teneva conto delle esigenze economiche della Città e che dava alla Città anche delle prospettive rispetto al modo in cui poi gestire quei vuoti che dal punto di vista dello spazio interno urbano si sarebbero venuti a realizzare.

Credo che il valore della Fiera per la città di Milano e per l'economia di Milano sia un valore incommensurabile. Penso che non abbiamo dubbi nel sostenere tutti che sia importante che quella nuova realizzazione sia stata fatta e che vi siano gli strumenti economici finanziari perché si potesse realizzare quel che si è realizzato e si potesse andare anche oltre nei progetti di sviluppo, ma da qui ad immaginare che la partita del progetto relativo alla trasformazione del polo interno del vecchio recinto diventasse una cassaforte per grandi operazioni che andranno ben oltre quelle che noi oggi conosciamo, lì mi viene da chiedere se questo sia stato altrettanto lungimirante o se non ci sia stato un eccesso di concessioni e di abdicazioni in termini di ruolo da parte di chi gestisce la cosa pubblica, il territorio cioè da parte innanzitutto del Comune di Milano.

Lo dico perché a me spaventa che si faccia la nuova Fiera a Pero Rho e poi non ci sia - apro solo una piccolissima parentesi - la capacità di governo complessivo del territorio, delle infrastrutture e di tutto quello che abbiamo per cui il nuovo metrò per quella Fiera costerà 2 erro e non c'è la capacità di governo complessiva della Regione e del Comune Milano ed anche della Provincia, se vogliamo, per incidere su fatti che sono così pesanti nella vita quotidiana di tutti. Non solo di quelli che andranno alla Fiera ma anche di quei cittadini che vivono su quei territori.

Se manca questa capacità di governo su un aspetto di questo genere allora si capisce perché manchi una capacità di governo nel decidere cosa fare del recinto della Fiera. Perché non è vero che noi abbiamo governato questa idea di trasformazione. Questa idea di trasformazione nasce sulla base di legittimi interessi che avevano la necessità di svilupparsi il più possibile e non c'è stata da parte dell’ente pubblico la capacità di dare paletti, indicazioni e di mettere a regime un sistema complessivo che dimostrasse capacità di governo in tutti i sensi e in tutte le direzioni.

Quindi non è una politica del fare, ma una politica del lasciar fare. Quella stessa politica che ha d'altronde riferimenti culturali e storici che ben conosciamo.

Si diceva del metodo partecipativo e di come i cittadini o il Consiglio abbiano seguito queste vicende. Anche qua non è retorica e non c'è ideologia nel dire che su questo progetto non c'è stato un metodo partecipativo. Su questo progetto c'è stata una serie di atti - lo diceva bene prima il collega Occhi - di propaganda, di relazioni pubbliche, per forza che c'è una bella rassegna stampa internazionale. Avendo le possibilità di presentare al meglio progetti di questo genere è ovvio, è scontato che chi ha i mezzi a sua disposizione possa poi godere di buona stampa anche a livello internazionale. Ci mancherebbe che così non fosse! Sarebbero stati spesi male tutti i soldi che vengono spesi per le relazioni pubbliche da parte di Fiera Milano.

Il metodo partecipativo è coinvolgere la città davvero sulle scelte. Non è ratificare gli accordi di programma. Non è adottare in Giunta il P.I.I. prima che si arrivi in Consiglio Comunale anche solo per discutere. Queste sono dimostrazioni palesi di una paura del confronto pubblico, di un sistema di potere che lega alla fine inevitabilmente la Giunta e la Maggioranza che siede in Consiglio e l'atto di adottare in Giunta senza rispettare i patti che c'erano stati in precedenza. Quel provvedimento è un atto ancora una volta che dimostra la mancanza di rapporti di fiducia politica tra la Giunta e la Maggioranza in questo Consiglio. Ed è un atto offensivo verso tutto il Consiglio e verso tutta la città di Milano.

E’ ovvio che con quelle modalità di gara che sono state decise non poteva venir fuori altro che un intervento che massimizzando, dovendo massimizzare gli aspetti di impatto economico, per forza di cosa tralasciasse alcuni aspetti invece di ritorno sulla città che sarebbero stati di tipo diverso. Questo accade perché, e accadrà sempre di più in futuro se non cambieranno le cose, perché la linea che esattamente ha scelto è la scelta nei confronti delle Ferrovie, per esempio: la cosiddetta valorizzazione delle aree di proprietà delle Ferrovie sul territorio cittadino seguirà lo stesso tipo di processo. Un processo che mette al centro legittimi interessi dei privati o delle società private o S.p.A., anche se di proprietà pubblica, ma insomma che hanno a disposizione delle aree e il metodo della valorizzazione passerà inevitabilmente attraverso alti indici, inevitabilmente attraverso la rinuncia all'edilizia convenzionata, inevitabilmente attraverso la rinuncia alla restituzione alla città di quelli che potrebbero essere invece maggiori e benefici spazi pubblici, che non necessariamente sono solo il verde. Anche lì, non facciamo una banalizzazione di questo.

Sicuramente il verde è ovviamente un aspetto centrale, ma c'è ben altro e forse questo “ben altro” che c'è in questo progetto non è abbastanza.

Su questa gara c'è in connessione con quegli indici, con queste modalità di gara, la qualità del progetto. A me dispiace. Non è che si può dire qui: noi della qualità del progetto non ce ne occupiamo. No. Qui c'è un problema anche di qualità del progetto; perché?

Se noi abbiamo la necessità di massimizzare le volumetrie concesse, se noi abbiamo la necessita di massimizzare dal punto di vista economico nel modo in cui si è detto, è chiaro che poi arrivano anche dei segnali che vogliono essere a questo punto un po' di copertura dal punto di vista magari anche mediatico internazionale.

Quindi questo utilizzo dei grattacieli, l'impatto fortissimo delle altre costruzioni. Perché non sono solo i grattacieli a spaventare, ma sono tutte le altre costruzioni di 20, 28 piani che avranno un impatto importante sul quel quartiere. In tutto questo mi chiedo: se e quanto questo impatto di questo quartiere avrà dei criteri di efficienza energetica, dei criteri di rispetto di quelle che sono ormai le tendenze più moderne e più consolidate di realizzazione dei nuovi quartieri secondo criteri attenti al complessivo consumo delle risorse che vengono fatte dagli interventi edilizi.

Su questo ricordo che quando si discusse l'accordo di programma in quest'aula, presentai alcune osservazioni all'assessore Verga ed ebbi dall’Assessore una risposta interlocutoria per quello che poteva essere in quella sede ma che diceva “ci sarà una grande attenzione al rispetto dei criteri ecologici nella realizzazione di questo nuovo quartiere”. Bene, io mi chiedo e se lo chiedono gli architetti, gli urbanisti, quelli che sanno come poi funzionano queste cose, qual è il criterio di eco-efficienza di un grattacielo. Noi abbiamo il rischio che, ancora una volta, non solo vi sia consumo del territorio ma vi sia consumo di energia, consumo di risorse. E alla fine, uno squilibrio dal punto di vista della sostenibilità dell'ambiente urbano rispetto un'operazione di questo tipo.

Voglio concludere citando il parere di uno dei tanti autorevoli urbanisti che si sono espressi in modo critico, negativo su questo tipo di “complesso”. Non sul “progetto” ma sul “complesso” delle politiche che hanno portato a questo progetto. Cito Leonardo Benevolo, che è stato intervistato dal Corriere della Sera nel mese di luglio e Benevolo ha criticato in modo preciso, forte, netto e chiaro questo “modello Milano” che non ha mai alle spalle un ragionamento - e lo dice Benevolo e non lo dico io - un ragionamento complessivo su tutte le aree che si vanno a modificare ma che prende un pezzo alla volta della città e si occupa della sua trasformazione. Per chiudere, se questo è il “modello Milano” dell’urbanistica, ben venga il fatto che questa Amministrazione va a scadenza. Noi cercheremo in tutti i modi di frenare il più possibile gli ulteriori danni che verranno a realizzarsi ancora in quest'anno e ci impegniamo sicuramente a costruire un modello di governo della città e del territorio che sia diverso”.