Il dottor Mastrodonato così interviene:

      “Onorevole Consiglio, permettetemi di ringraziare, a nome dell'Associazione ‘Vivi e Progetta un'altra Milano’ i rappresentanti del Centrosinistra che hanno richiesto questo Consiglio straordinario, consentendoci di esporre le ragioni del nostro dissenso nei confronti di questo progetto. Voglio altresì ringraziare i Capigruppo di Lega Nord e di Alleanza Nazionale per l’attenzione che pur nel permanere di differenti posizioni hanno manifestato accettando di incontrarci.

Attenzione, Signor Sindaco, che non abbiamo purtroppo riscontrato in lei né nel Vicesindaco e né nell'assessore Verga, nonostante che a più riprese abbiamo cercato di essere ricevuti e di avervi ospiti a nostre iniziative, anche prestigiose, quale un convegno cui hanno partecipato nomi di assoluto rilievo dell’Urbanistica.

Siamo indignati perché per un anno abbiamo chiesto dialogo e invece abbiamo avuto… abbiamo avvertito quasi un senso di fastidio perché non concordavamo con voi. Abbiamo sempre chiesto attenzione non con astio, non per capriccio, non per una battaglia ideologica, abbiamo sempre esercitato il nostro diritto a dissentire perché riteniamo questa riqualificazione inadeguata, non rispettosa delle dotazioni pubbliche necessarie, della cultura e della qualità della vita della Città. Pensando ai prossimi dieci anni viviamo un disagio profondo. Ci arrabbiamo perché viviamo a Milano con intensità e passione e riteniamo di essere vittime di un sopruso.

Non abbiamo mai detto manzonianamente: questo progetto non si ha da fare né domani né mai. Il professor Brenna prima ha espresso che non siamo contrari agli edifici in altezza, alla realizzazione di questo piano, anzi, abbiamo chiesto che avvenga nei tempi più rapidi, ma vogliamo difendere il nostro interesse di residenti in quanto siamo contrari a veder sorgere palazzi di 25 metri a fronte di case di 6 – 7 piani. Come lei, Signor Sindaco, vogliamo una città più bella, più curata, più civile, meno incattivita. Ci riconosciamo nella definizione del giurista Guido Rossi nell'intendere Milano metropoli come grande borgo, dove i milanesi qui nascono e qui muoiono e non nel senso newyorchese dove la permanenza media dei residenti è di meno di tre anni. Sono dati dell’ex Sindaco Rudolph Giuliani.

      Signor Sindaco, lei pochi giorni fa, commemorando il Sindaco Aniasi, ha ripetutamente affermato, tre volte l'ho sentita affermare che era stato un grande Sindaco perché aveva saputo, uomo di parte, rappresentare gli interessi di tutta la città. Sono parole sue. Vorrei ricordarle però due affermazioni del Sindaco Aniasi: la partecipazione popolare è l'unico mezzo per governare una città. Bisogna suscitare il dibattito, chiamare le associazioni al confronto. A nostro avviso fondamento di un programma democratico deve essere il ridare voce agli abitanti, riconoscere il loro ruolo di soggetti delle decisioni e dei progetti.

Un'altra persona che lei stima molto, Signor Sindaco, è il Cardinale Martini, che nel 2002 ricordava: la ricerca del bene per la città di tutti ha regole proprie di crescita attraverso le quali non si può non passare, pena la perdita della evidenza di tale bene. Sono le regole del consenso dei cittadini, stabilite dalle modalità democratiche e quella della costruzione del consenso. Si è scelto invece il metodo della decisione come criterio di semplificazione della complessità sociale. In questo modo le grandi decisioni ci sono passate sopra la testa.

      In ultima analisi, Signor Sindaco, noi riteniamo che nell’approvare questo progetto, da tutti definito uno dei più significativi della storia della Città, lei non ha rappresentato al meglio gli interessi della Città in quanto come amministratore non ha esercitato nessuna funzione di controllo e di indirizzo nella gestione del territorio, subordinandoli agli interessi della Fondazione Fiera. Ieri ad un confronto che abbiamo avuto con CityLife, presente l'amministratore delegato De Bernardi di CityLife, lui diceva che da questo progetto aveva avuto regole certe e responsabilità nell'affrontare i progetti, quasi si meravigliava della libertà di espressione che era lasciata in questo progetto. In particolare, Signor Sindaco, lei non ha rappresentato secondo noi gli interessi di noi cittadini, che non siamo solo residenti, ma siamo anche cittadini contribuenti, quelli cioè che con il pagamento delle imposte vi permettono di portare a compimento le opere che pianificate.

      Il nostro non è stato un dissenso isolato. Non abbiamo tutte le medaglie che ha esposto lei, però abbiamo avuto contro una campagna di stampa dei mass media che hanno lodato e magnificato sempre le vostre iniziative e che sempre hanno taciuto le nostre iniziative. Le tremila firme non saranno uno studio, ma sono una significativa presenza di un dissenso che c’è nei cittadini. Autorevoli Urbanisti si sono dichiarati critici: Mario Botta, l’autore della Scala, Vittorio Gregotti, Benevolo, Jacopo Gardella.

Mario Botta affermava: gigantismo senz’anima. Vittorio Gregotti: disgraziatissimo esito e pessime procedure nel concorso. Benevolo: manca un piano strategico di sviluppo urbanistico della città. E così via. Persino dal nucleo di consulenza sulla proposta definitiva del Piano Integrato ed anche dall'interno della Commissione Edilizia si sono levate voci che esprimevano critiche nei confronti del progetto.

      Abbiamo una piccola medaglia che vogliamo esporre con orgoglio ed è quella dell'ambasciatore fino al 2003 presso la Santa Sede, l’ambasciatore italiano Raniero Avogadro, che ci ha mandato una bellissima lettera, che se volete vi consegno. Vi leggo soltanto due punti: ‘Mi rallegro innanzitutto del fatto che esistano ancora a Milano gruppi di cittadini, come quelli da lei rappresentato, che si preoccupano del divenire urbanistico ed estetico della città ’. L'altro punto che volevo sottolineare: ‘Ciò detto, vorrei aggiungere un'osservazione su un aspetto del progetto che non ha trovato menzione nella sua lettera, si tratta della prevista, proprio perché noi non abbiamo contestato a priori l’altezza dei grattacieli, si tratta della prevista costruzione di tre altissime, aberranti torri proposte dagli architetti. La loro costruzione costituirebbe un intollerabile insulto alla città di Milano, premiando solo il più stravagante intento autocelebrativo e propagandistico di professionisti, sicuramente di notevole calibro e di notevole notorietà internazionale, ma totalmente avulsi da una tradizione di rispetto di una città europea, che malgrado gli sconquassi della guerra e le malefatte della ricostruzione conserva tuttora una sua fisionomia urbanistica ed architettonica relativamente armonica”. Non sono le medaglie che diceva lei, però ci rendono orgogliosi anche noi questi attestati.

      Vorrei adesso passare a vedere brevemente gli aspetti più tecnici. Rispetto al problema della Fiera, noi, assessore Verga, non concordiamo con lei quando dice che la Fiera, in quanto Fondazione, è da considerarsi come un soggetto privato, anche se sui generis, un privato il cui interesse corrisponde agli interessi della città. Siamo in presenza di un coacervo dove il pubblico ed il privato si mischiano ma noi riteniamo che alla Fiera sia stato concesso troppo. L'incasso di 523 milioni di euro è largamente esuberante rispetto a quanto serve a finanziare il nuovo polo di Rho–Pero, per il quale sarebbero bastati, a nostro avviso, 250 milioni e poi provvedere all’indebitamento mediante finanziamento. La Fondazione è già molto ricca. Occorre ricordare che i terreni furono donati dal Comune di Milano all'Ente Fiera ed oggi invece la Fiera realizza una plusvalenza notevole. Perché, noi ci chiediamo, il Comune deve rinunciare ad imporre alcun vincolo all'utilizzo dell’area per massimizzare il suo profitto? Perché deve consentire alla Fiera di investire in Italia e all'estero? Il terreno era stato venduto sotto prezzo alla Fiera nel 1921 e contabilizzato a 16 milioni di euro. Oggi il profitto che si realizza è enorme.

      L'esempio della Fiera di Monaco. A Monaco c'è stata una riqualificazione di un’area analoga. Il terreno è stato convertito in museo, tenendo anche alcuni padiglioni ed istituendo anche edilizia convenzionata e verde pubblico. Io, Signor Sindaco, ho letto una sua dichiarazione, può darsi che sia stata riportata male dal cronista de Il Corriere della Sera dei primi di agosto, dove lei sostiene - se vuole, ho qua l'articolo - che in tutti i progetti rilevanti di Milano è stata destinata una quota ad edilizia convenzionata. Se non è un’interpretazione del giornalista è un errore, perché nel progetto CityLife non è prevista nessuna quota di edilizia convenzionata, nonostante che ieri De Bernardi dicesse che loro non erano contrari ad inserirla.

      L'esito sulle finanze del Comune. Io mi sono letto, facendomi anche del male, dottor Artusi, quest'estate, il libro che lei ha scritto. L'ho letto e mi sono fatto male, le cose che lei ha… Io purtroppo l'ho letto. Anche lei parlava dell'ascolto come uno dei temi progettuali, va bene, dopo noi chiaramente pensiamo che questo ascolto non ci sia stato dato, ma non volevo… o è un errore o l'ha interpretato lei, me lo chiarisca. Laddove si parla di oneri di urbanizzazione che devono intendersi nel doppio di quelli soliti, lei dice: ‘Una delle decisioni prese durante il lavoro è stata di versare al Comune di Milano il doppio degli oneri di urbanizzazione dell’area dovuti per legge, una somma considerevole, di circa 160 milioni di euro invece che di 80’. Oggi ho sentito nella relazione parlare di 78 o di 80. Qui c'è scritto 160. Nella relazione di cui ha parlato lei ha parlato di 78. O c'è un errore qua o c’è un errore nella valutazione.

      Gli effetti sulle finanze del Comune. Gli oneri di urbanizzazione e la monetizzazione degli standard vengono spesi in parte per costruire il Museo del Design, 21 milioni di euro; il Museo del Bambino, 23 milioni di euro, e la rifunzionalizzazione del Vigorelli, la ricostruzione delle Caserme di Polizia e Carabinieri, tutto quello che insomma è stato detto prima. Non è chiara l'utilità del Museo del Design in quanto esso è un doppione rispetto a quello già previsto in Triennale, mentre l'unica utilità del Museo del Bambino è l'asilo nido e la scuola materna, peraltro ospitati nei piani alti, contro precise norme di legge, come evidenziato dal parere del Settore Educazione del Comune. L'impatto paesistico ed estetico: l'aspetto e la dimensione degli edifici a torre e di quelli residenziali sono in forte contrasto con gli edifici del quartiere e dell'intera città. Il nuovo quartiere è completamente fuori scala e fuori contesto e non rispecchia gli allineamenti stradali all’intorno in particolare l'asse Scarampo – Rossetti, il quartiere esistente ha edifici bassi a sud ed edifici di 6-8 piani sugli altri lati e molti di pregio. Le nostre città possono evolversi inserendo armoniosamente il bello ed il moderno nelle strutture urbane che abbiamo ereditato e che permeano la nostra cultura. Ma non solo i tre grattacieli con le loro forme contorte sono da criticare, anche gli edifici residenziali, con le loro architetture strambe e su masse compatte, hanno un impatto negativo sul quartiere. Di particolare importanza è l'asse piazza Piemonte – via Buonarotti e piazza Giulio Cesare, tutelate da un vincolo ambientale totalmente ignorato dal progetto e l'asse Scarampo – Rossetti che conduce dalla Chiesa Santa Maria delle Grazie.

Lo studio delle ombre. Se volete e potete osservare queste diapositive che saranno presto proiettate, lo studio delle ombre richiesto dal Comune dimostra che ampie zone del parco saranno all'ombra per sei mesi all'anno, mentre gli edifici di via Boezio saranno all’ombra d’inverno dalle tre del pomeriggio.

      Il verde. Signor Sindaco, lei ha il merito - gliel'ha già riconosciuto prima il professor Brenna - di aver visto sul primo plastico che il verde era poco. Io però la sfiderei a venire adesso davanti a quel plastico e dirmi che si è modificato, che c'è molto più verde, perché visto così, secondo noi, il parco era chiuso tra le torri, i terziari e gli edifici residenziali alti dai 10 ai 28 piani invece di essere aperto sulle strade perimetrali, come dovrebbe essere un vero giardino pubblico. La sua dimensione, di 86.000 metri quadrati, è lontana da quella dei grandi parchi milanesi, il Parco Sempione è 470.000, i giardini pubblici 160.000. Viene superato persino dai vicini giardini di via Pallavicino, 88.000 metri quadri. Di questi 30.000 metri quadrati sono sopra soletta, sopra i parcheggi interrati, in tutta la parte sud est e questo non consentirà di piantare alberi di prima grandezza, obbligatori, vista l’altezza degli edifici intorno. Gli affacci sulle strade perimetrali sono di lunghezza limitata, tra i 30 e gli 80 metri. Vi sono numerose strettoie tra gli edifici. L’allargamento di 17.000 metri quadrati intorno al Vigorelli e in piazza Giulio Cesare non cambia la situazione. Sono peraltro aree che avrebbero potuto essere sistemate a verde direttamente dal Comune, con gli oneri incassati dal Piano Integrato. Altro che i due piani in più dichiarati a verde in conferenza stampa. Intorno agli edifici residenziali andranno previste tre recinzioni antiestetiche, come ha evidenziato il Settore Parchi e Giardini nel suo parere”.

Il verde essenzialmente è verde condominiale, cosa che avrà già ripetutamente letto nelle nostre dichiarazioni. Gran parte del parco sarà all’ombra. Il professor Luigi Mazza, membro del nucleo di valutazione del Piano Integrato ha dichiarato a Il Corriere della Sera, il 4 settembre scorso: ‘Che ne dice dell’abbinamento verde e grattacieli per conciliare i parchi e cubature come in zona Fiera?’ ‘Rischioso. Il verde che avremo a disposizione sarà senza respiro, freddo ed in ombra, perché sovrastato dagli edifici e poi i grattacieli creano correnti d’aria e microclimi particolari talvolta poco gradevoli ’. Il Central Park, dottore mi consenta, è stata veramente una suggestione, il Central Park è grande 4 milioni di metri quadri e non vede la presenza di grattacieli. Io capisco che lei si era affezionato a questo progetto, ma è una suggestione.

      Il traffico. Lo studio del traffico - e taglio molto - si basa sul questionario del traffico del 1995 e quindi sicuramente superato e cerca di dimostrare che al completamento del Piano Integrato il traffico privato sarà fortemente diminuito rispetto ad ora.

      Voglio chiudere, Signor Sindaco, con due appelli. Uno al Consiglio. Io chiedo al Consiglio ed a lei, Signor Sindaco, di tenere in considerazione le nostre osservazioni perché sono condivise da circa 3.000 cittadini, le firme le sono state depositate oggi. A lei riconosco, mi scusi il termine assicurativo, di essere stato il Sindaco del fare. Sono evidentemente, al di là del merito delle cose, lei le cose le ha fatte: la Scala, il depuratore, il progetto del Polo esterno, il Passante. Non discuto, lei è un Sindaco del fare, però noi chiediamo che queste nostre osservazioni siano considerate, perché quel discorso della conflittualità che diceva prima il professor Brenna si potrebbe protrarre nel tempo. Esiste un’incertezza legata al nostro ricorso attuale al TAR e ad eventuali futuri ricorsi al TAR. Esistono i tempi delle osservazioni. A lei, Signor Sindaco, io chiedo… lei è partito con una filosofia molto bassa, anche simpatica, ‘stemm schish’(fonetico), l'ho vista ultimamente parlare di piramidi e faraoni, ma non ce l'ha reso più antipatico, lei le piramidi, secondo me, quelle opere che citavo prima le ha già lasciate. Lei adesso vuole lasciare un segno con questi grattacieli? Io dico che se lei avrà il coraggio di modificare questo progetto accettando alcune nostre osservazioni di modificare e di rendere più armonico questo progetto e modificando e spostando le localizzazioni di alcune abitazioni, riducendo in sostanza un po' le volumetrie, aumentando il parco e dotandosi veramente di un Piano di trasporti, io penso che oltre alle piramidi lei lascerà anche una sfinge, Signor Sindaco”.