Milano città infantile perché vuole andare verso il cielo con progetti che sono ormai superati

 

Storia di una splendida conquista dell’intelligenza e della tecnica che oggi è assolutamente superata e diventa solo un peccato di vanità

 

Il pidocchio e il grattacielo

 

L’ossessione del grattacielo è il male di una città infantile

 

GUGLIELMO MOZZONI

 

Il grattacielo, splendida conquista dell’intelligenza e della tecnica e rappresentante di un’era importante paragonabile a quella delle piramidi, è oggi assolutamente superato. E’ stata un’idea degli architetti della mia generazione e io, settant’anni fa, ne sono stato un fautore quando il grattacielo poteva sembrare, e in effetti lo è stato, un’idea per liberare a verde spazi metropolitani quando però l’uso delle automobili era duemila volte inferiore a quello di oggi.

Allora era anche una giustificata ambizione, data la novità. Oggi l’ambizione deve essere un’altra, quella di riuscire a dare un’architettura in cui l’uomo possa avere a portata di mano quello che gli serve per passare una giornata di lavoro costruttivo e insieme di ricreazione senza correre di qui e di là in automobile, di essere cioè il più possibile autosufficiente. Non è più il caso di avere ambizioni effimere, non è più il caso di apparire, è il caso di essere. Guardiamo il pidocchio e guardiamo assieme il grattacielo. Il pidocchio e il grattacielo sono entrambi manifestazioni della natura, anche se una diretta e l’altra indiretta. Il pidocchio ha in sé tutte le potenzialità che l’uomo ha conquistato solo dopo milioni di anni di ricerche. Il pidocchio ha infatti in sé per natura il radar, il laser, che gli permettono di gareggiare e di vincere sia nel mondo animale che vegetale. Nessuno di noi può dimostrare, per invidia, che il pidocchio non abbia anche l’energia del pensiero che gli possa permettere di inventare le verità più gratuite alle quali l’uomo crede così facilmente. Così naturalmente potente il pidocchio non ha bisogno di farsi notare, di apparire per quello che non è perché è già tutto e non ha quindi bisogno di inventare niente. Il desiderio dell’amministrazione di Milano di avere un grattacielo, non può essere che dovuto all’infantile desiderio di un bambino di essere più alto di un altro. Bastano mille metri quadri di terra. Senza dubbio un peccato di vanità. E’ difatti per vanità che oggi un architetto, sfruttando l’intelligenza e la capacità di fanatici calcolatori, si fa bello disegnando il grattacielo più alto dell’altro, non curandosi minimamente del disastro urbanistico che combina.

Oggi che la vita è soprattutto in automobile e quindi in orizzontale, è urbanisticamente sbagliato abitare ad oltranza in verticale: difatti si arriva all’assurdo che, dove bastano mille metri quadri di terreno per alloggiare in verticale quarantamila abitanti, occorrono ottocentomila metri quadri di terreno per parcheggiare le automobili. E non vengano a raccontare che si devono usare i mezzi pubblici. L’automobile è troppo legata all’individuo ed è troppo in scomodo lasciarla ad un posteggio lontano dall’abitazione. Da queste considerazioni e da queste assurdità, nasce l’immagine dell’architetto-pavone. Purtroppo la vanità non ha limiti, come il grattacielo e l’architetto-pavone può piacere ad un committente che, nella fretta di arrivare al potere, non ha fatto in tempo ad educarsi. E così il cittadino finisce col trovarsi ad abitare una città invivibile. L’assurdità del grattacielo è anche dimostrabile in termini economici; difatti mentre un edificio normale alto 5 piani perde in superficie abitabile solo un ventesimo per la superficie strutturale e di impianti, un edificio al di sopra dei 5 piani ne perde sempre di più fino ad arrivare, oltre i 100 metri di altezza, a perderne più della metà, perdendo la metà del valore commerciale. Ma il committente non fa questi conti, inebriato dall’architetto-pavone.

Costruire oggi un grattacielo è costruire senza un pensiero adeguato ai tempi. L’urbanistica, e in particolare l’architettura, sono per definizione spazi abitabili. Ma l’abitazione, per essere confortevole, deve essere progettata con tanta intelligenza da permettere una cosa difficilissima ma possibile: la fantasia unita alla razionalità. Con incredibile superficialità, giustificata e solleticata forse da una sconcertante arcaica vanità, illustri membri dell’estetica e della cultura hanno preferito far perdere l’onesta faccia di Milano, preferendo a progetti illuminati quello di un grattacielo scomodissimo per gli abitanti, pericoloso per gli aerei, costosissimo ed emergente da forme sedicenti ispirate alle Prealpi varesine, ma che sembra molto più voler continuare l’erotica simbologia delle necropoli primordiali.

Dall’esame delle piante del progetto è facile capire che un cittadino al quale necessita avere un’informazione, dovrà fare centinaia di metri per raggiungere gli uffici desiderati, dislocati per di più in ambienti malamente abitabili, in quanto o prospicienti su una piazza coperta, o situati in ambienti raggiungibili solo in ascensore, ammesso che per la velocità dell’ascensore quel povero cittadino non venga preso prima da infarto. Forse un sondaggio tra milanesi con il cuore in mano potrebbe persuadere l’amministrazione di Milano a riflettere sulla malaugurata scelta e ad agire di conseguenza. «Oh mia bella Madonnina, fa che Milano non perda la faccia».

 

LO SKYLINE DI MILANO

 

Grattacielo Pirelli                      127 metri

Grattacielo Repubblica              117 metri

Madonnina Duomo                   109 metri

Grattacielo Galfa                       102 metri

Torri Garibaldi                            98 metri

Torre Viale Filippetti                   89 metri

Torre Velasca                             87 metri