Intervista di Luigi Prestinenza Puglisi a Fulvio Irace su PresS/Tletter n. 1 - 2005

 

LPP intervista Fulvio Irace
Continuano le interviste a personaggi impegnati nel campo dell’architettura e dell’arte. A sottoporsi alle domande è Fulvio Irace. Professore di Storia contemporanea, critico di Abitare e del Sole 24 Ore, autore di numerosi libri, recentemente nel consiglio scientifico della Triennale e , soprattutto, amante disinteressato dell’architettura.  Tra le sue qualità: il non abdicare mai alla propria funzione critica – si può non essere d’accordo con lui  ma mai dire che non esprima una posizione, a partire dalla recente elegante stroncatura dell’intervento di Eisenman a Castelvecchio- e uno stile brillante e giornalistico.

 
1. Una auto-presentazione in quattro righe...
Meridionale calamitato dallo spleen nordico, ma con l’ansia  sperduta di un  Persico a Milano. Laurea a Napoli, in progettazione. Avviato alla storia dalla maniacalità carismatica di Renato De Fusco. Educato all’etica dell’impegno dalla ferrea determinazione di Maria Luisa Scalvini. Affascinato dall’inquietudine intellettuale del primo Tafuri… Non vorrei apparire un presuntuoso distillato di tanti Numi, ma soltanto precisare le radici eterogenee della mia formazione, i cui  tracciati restano storia &critica in indissolubile abbraccio. Grandi passioni altrettanto eterogenee: Gio Ponti (l’incontro sulla via di Damasco degli studi sugli anni 30), Giovanni Muzio ( primo amore milanese. La Cà Bruta, mia prima “operina” d’affezione). Poi i misconosciuti e i marginali : Mollino, il Vittoriale di Maroni/D’Annunzio, il primo Portaluppi, i “minori” della ricostruzione, Moretti a Milano,ectc.

2. Cosa ne pensi dell’ architettura in Italia oggi
Che è stata troppo a lungo fuori mercato culturale per colpa di un’autarchia confusa con la difesa di un primato non più esistente. La gestione accademica dell’eredità di Aldo Rossi, ad esempio, e il conseguente ripudio di esperienze alternative ( prima di tutte, Renzo Piano, il grande rimosso degli anni 70 in Italia), ha prodotto l’arroccamento in un fortino che nessuno aveva più interesse di attaccare e i cui difensori sembrano comparse del Deserto dei tartari.
D’altra parte, detesto tutti i rassemblements di tipo sindacale-corporativo – come quelli promossi dall’Ordine degli Architetti nella grande mostra itinerante sull’architettura italiana – e le rivendicazioni d’attenzione esclusiva . Oggi ci sono molto opere di qualità media e medio-alta, ma manca un’Architettura che stabilisca il tono della ricerca in Italia. Colpa anche della critica?
 
3. Il nome di un architetto italiano vivente al quale faresti costruire casa tua...
Nessuno credo, vorrei farmela da me.

4. Il nome di una star internazionale alla quale non faresti costruire casa tua e il nome di un edificio famoso che abbatteresti senza battere ciglio.
Libeskind, ad esempio, che mi pare abbia sfruttato l’”angst” della condizione ebraica per clonare il museo di Berlino in irriverenti e poco credibili varianti. O che pensa di proporsi come interprete e continuatore di Terragni, nel risibile sforzo intellettuale del suo “Atlante”.

5. Il nome della tua rivista preferita ( non rispondere Abitare...). E perché ?
Non amo  le riviste più di tanto:  come Battiato mi piacerebbe dire che “preferisco l’uva passa che mi dà più calorie”. Coltivo tuttavia la pratica di  sfogliare le riviste per  imbattermi ogni tanto in un’architettura, una recensione, un pensiero che mi attrae e  mi pone domande.  

6. Ma questa Milano sta producendo buona architettura? Che ne pensi delle recenti iniziative su Fiera e dintorni?
L’iniziativa Fiera mi sembra una bufala colossale: il classico specchietto per allodole ad opera di una compilation di architetti che hanno pensato a Milano come a una città dell’est asiatico cui rifilare l’esotismo pacchiano di  un’ apparente stravaganza. Trovo interessanti invece il nuovo progetto Portello in fase di costruzione nell’area vicina alla Fiera, che Ennio Brion ha convertito in un laboratorio operante di architettura italiana di qualità, e il progetto – appena svelato – di Rogers & Co per l’area di Rogoredo. In mezzo, il diluvio delle occasioni sprecate.

7. Un breve programma di intenzioni per la Triennale
Tornare a parlare dell’Abitare Necessario, porre al centro il tema della Residenza, praticamente scomparso sotto il profluvio pluridecennale di musei, concert halls, centri commerciali, aereoporti,etc. Intervenire sulla realtà del progetto di architettura come risposta critica alla società e non come evasione spettacolare dai suoi problemi.
 
8. Come sta l’università in Italia? E a Milano? Quale facoltà consiglieresti
a tuo figlio, ammesso che voglia fare l¹architetto?
Male, mi sembra. Una grande fabbrica di consenso ministeriale, dove, dietro la forma del “socialmente corretto” , si nasconde la corruzione delle idee e la negazione della mission originaria di centro critico del sapere. Permangono ovviamente poche isole o sparuti isolati: ma tra ordinamenti e contro- ordinamenti la loro vita è dura, e come quella di tanti altri, ridotta alla routine di formali partite di giro. Quanti laureati hai ogni anno? Quanti corsi di laurea???? Ma nessuno chiede: “quanto hai abbassato il livello delle richieste? Quanto hai sacrificato di personale al binario del corso chiuso, delle iscrizioni per ordine alfabetico, dei corsi tutti uguali ed omologati al basso, per incontrare il livello degli studenti in entrata?” Mio figlio è refrattario a ogni mio consiglio, con mio scorno ovviamente.

9. Non c’è critica ma solo storia (Tafuri). Sei daccordo?
Si, ma con la precisazione  - che Manfredo non aveva bisogno di esplicitare - che la storia o è storia critica o non è.

10. Gioco dell’aereo che precipita : Boeri, Molinari, Casati, Casciani, Lupi.  Ne puoi salvare uno. Chi scegli? Rigioco dell’aereo, hai paracaduti per tutti tranne che per uno. A chi lo negheresti?
A) salvo Lupi, perché dopo tanti anni ho imparato ad apprezzarlo e gli sono affezionato.
B) direi: ragazzi, fatevi sotto e vinca il più veloce.

11. Una lettura che consiglieresti a un architetto e una che consiglieresti a uno studente e, infine, una che consiglieresti a un critico
”Amate l’Architettura” ( Gio Ponti) , perché è un invito all’erotismo dell’architettura.
“Amate l’Architettura”, perché è un invito all’abolizione del pregiudizio e al rischio della libertà
“Amate l’Architettura”,perché è un invito a superare la stitichezza dell’arroganza intellettuale, anche a costo di sembrare un Forrest Gump di mezzo secolo fa.

12. Tre parole oggi importanti
“Conosci te stesso”: una frase con tre parole, se rientra nel gioco.